I quotidiani del 23 maggio 2023 riportano il giudizio di condanna, senza appello, della Corte dei Conti nei confronti dei gestori dei rifiuti umbri indagati nel processo “Spazzatura d’oro Connection”, in particolare ritiene fondate le accuse della Procura.
Ricordiamo che la Corte dei Conti è un soggetto previsto dalla nostra Costituzione che le assegna un ruolo di controllo. L’articolo 100 recita: “ll Consiglio di Stato è organo di consulenza giuridico-amministrativa e di tutela della giustizia nell'amministrazione. La Corte dei conti esercita il controllo preventivo di legittimità sugli atti del Governo, e anche quello successivo sulla gestione del bilancio dello Stato.
I numeri sono da brividi, anche per le aziende che si accingono a diventare colossi grazie alla TARI che i cittadini umbri pagano indipendentemente dal servizio che i gestori svolgono, e ricordiamo che il processo penale iniziato nel dicembre 2018 ( un andamento troppo lento stigmatizzato anche dal Procuratore Generale della Corte d'Appello, Sottani, nella sua relazione d'apertura dell'anno giudiziario 2023) vede sul banco degli imputati le tre aziende umbre di gestione rifiuti: Gesenu, Gest, TSA che servivano 24 comuni umbri: Assisi, Bastia U., Bettona, Cannara, Castiglione del Lago, Città della Pieve, Collazzone, Corciano, Deruta, Fratta Todina, Magione, Marsciano, Massa Martana, Monte Castello di Vibio, Paciano, Panicale, Passignano, Perugia, Piegaro San Venanzo, Todi, Torgiano, Tuoro, Valfabbrica.
Ad ogni azienda viene contestato un illecito profitto per aver trattato/smaltito i rifiuti, tra il 2013 e il 2015, con modalità non previste dal contratto di servizio né dalle normative vigenti: A Gesenu vengono contestati 20,9 milioni, a Gest 25,3 milioni, a TSA 4,3 milioni.
Per concludere la riflessione solo un accenno ai numeri, tanto per avere idea di quanto parliamo. In totale ai tre gestori vengono contestati 50,5 milioni di euro per la gestione dei rifiuti nei 24 comuni di cui sopra che all’incirca sommano 370500 abitanti, dalla semplice divisione risulta che ad ogni abitante/utente è stato illecitamente richiesto un contributo di circa € 136. Tale condotta meriterebbe una class action, se in Italia fosse efficace come negli USA, sia verso i gestori che verso l’amministrazione comunale, che per prima doveva controllare, invece finirà a tarallucci e vino “perché le aziende sono una ricchezza per il territorio”, “perché mio figlio, marito, fratello, sorella, moglie… perderebbero il lavoro”, perché, perché, perché sono tante la ragioni. Intanto nelle suddette aziende finanziate dai cittadini che pagano le tasse si entra per cooptazione alla faccia del rischio d’impresa e dei meriti.
La ricchezza del territorio la fanno i cittadini onesti che pagano per senso civico anche di fronte ai disservizi e alla malagestione e così sia.
Coordinamento Regionale Umbria Rifiuti Zero aps
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